La chiesa di Carbonarola è intitolata all’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e alla Beata Osanna Andreasi, indicata nella denominazione in quanto nativa di Carbonarola.
Il committente della chiesa fu il vescovo di Casale Monferrato Scipione Agnelli Maffei (1586-1653) che la fece costruire onorando la devozione alla Beata della famiglia Agnelli in generale, sua in particolare (“pro animae suae, parentum, antecessorum, posterorum ac successorum suorum salute…”) ed anche “a motivo che gli abitanti, essendo troppo lontani (da Carbonara) potessero ascoltar messa e istruirsi nella religione”, come si legge nelle minute redatte dal notaio Sebastiano Sissa (11-novembre 1649). L’anno di costruzione fu il 1649 in coincidenza con il bicentenario della nascita della Beata a conferma della grande devozione ad essa riservata, devozione che per Scipione Agnelli, come è stato scritto (A. Ghirardi, op.cit.), è combinata anche ai suoi interessi di studioso di storie sacre e di agiografo.
Il vescovo decideva di fondare a sue spese la chiesa a Carbonarola già nel 1467 nelle terre di giurisdizione degli Agnelli ma, benchè queste fossero feudo della famiglia già dal sec. XIII (con investitura dall’abate di Felonica nel 1220), erano sottoposte al vescovato di Mantova; quindi, per poter disporre dell’appezzamento di terreno adeguato al suo progetto, Scipione decise di permutare un terreno di cinque biolche di terra arativa, vignata et arborata…” da lui posseduto sotto la podestaria di Sermide, con una pezza di tre biolche di analoga qualità nella Corte di Carbonarola in funzione del suo scopo. Ricevuta l’autorizzazione alla permuta dal vescovo di Mantova, mons. Masseo Vitali, la chiesa fu edificata e riconosciuta come chiesa parrocchiale riservando agli Agnelli il giuspatronato e il diritto di nominarne i rettori. Il vescovo Scipione si impegnava inoltre a far costruire la casa del parroco e a provvedere la chiesa del fonte battesimale, delle campane, dei paramenti e degli ornamenti necessari garantendone la manutenzione.
A lungo si è pensato che la chiesa seicentesca fosse stata eretta al posto di un antico oratorio pubblico dedicato alla beata Osanna ma, sulla base dei documenti emersi, si è accertato che l’oratorio non fu demolito e sopravvisse a lungo, almeno fino al tardo ottocento, ubicato all’interno della casa della beata Osanna.
La sistemazione interna della chiesa è registrata nell’inventario seicentesco compilato all’epoca dal rettore don Giovanni Greco e riferito dal sig. Sebastiano Sissa Cancelliere episcopale l’11 nov. 1649 cioè alla data della sua costruzione. La navata ellittica ospitava tre altari: l’altare Maggiore con tabernacolo, pisside ostensorio e candelieri e altre suppellettili liturgiche, impreziosito dalla Pala raffigurante il Matrimonio mistico della beata Osanna Andreasi, firmata sul retro e datata 1648 da Orsola Caccia suora del convento di Moncalvo nel Monferrato, a quel tempo gonzaghesco, firma ritrovata solo nel 1906. Nelle cappelle laterali erano collocati, l’uno dirimpetto all’altro, due altri altari con rispettive Pale: sull’altare di destra, entrando, “una Palla con l’effigie della B.V. del Carmine, di S. Antonio da Padova et altre figure d’Angeli” e su quello di sinistra “una Palla con l’effigie di Santa Cecilia, il Beato Agnello, San Francesco da Paola et altre d’Angeli”. Importanti dipinti ora perduti, forse particolarmente danneggiati dall’inondazione del 1872 (ipotesi di A. Ghirardi op. citata). Alla fine del secolo, nell’inventario del 1° giugno 1882, viene segnalata la scomparsa dei dipinti degli altari laterali mentre rimane il dipinto della pala dell’Altare Maggiore
Ossia il Matrimonio mistico della beata Osanna Andreasi (che attualmente compare come riproduzione fotografica trovandosi l’originale presso il Museo diocesano di Mantova).
Gli Agnelli tennero l’istituto del giuspatronato, incluso il diritto di nominare il parroco talvolta scelto tra i membri della famiglia fino al 1661 quando ad essi subentrò la famiglia Dalla Valle; proprio per interessamento del patrono Ottavio Dalla Valle nel 1764 la chiesa viene ampliata con la costruzione del coro e la sistemazione dell’altare maggiore più addietro “per rendere più ampia e comoda la chiesa stessa”. Ottenuto il permesso di costruzione, la benedizione dell’ampliamento e dell’altare avviene nel 1765 dal vicario foraneo di Sermide incaricato dal vescovo di Mantova.
Nel 1884 Il marchese Rolando Dalla Valle rinuncia al giuspatronato della chiesa di Carbonarola per sé e i suoi successori. Risale al 1888 il lascito dello stesso marchese alla chiesa parrocchiale di Carbonarola, i proventi del quale versati in cassa pubblica, dovevano servire alla manutenzione della chiesa e fabbricati annessi.
Al 1889 risalgono invece le trattative per la vendita dei beni lasciati dal marchese Dalla Valle e al 1895 risale la vendita dello stabile detto “casa e oratorio” della Beata Osanna da parte del Beneficio parrocchiale al comune di Carbonara. (in A.M. Andreoli Marchetti op. cit.)
La chiesa perde il titolo di Parrocchia, goduto per tre secoli, diventando sussidiaria di Carbonara di Po nel 1986 alla morte di Don Pericle Belli, parroco di Carbonarola dal 1941 al 1986.