La tradizione attribuisce la fondazione dell’Abbazia a Matilde di Canossa ma non ci sono documenti che lo comprovino. Secondo alcuni storici 1) va fatta risalire al 1050 ad opera del padre di Matilde, Bonifacio di Canossa, marchese di Mantova mentre secondo altri 2) ci sono validi motivi per anticiparne la fondazione già ad un secolo prima in base alla testimonianza di due donazioni che comprovano l’esistenza dell’ Abbazia dei monaci Benedettini prima dei Canossa: la prima, del 944, è dichiarata in un rogito in cui il notaio Leone indica come spettante al Monastero di Felonica la parrocchia di Santa Margherita di Ficarolo, donata in testamento da Almerico Estense e dalla moglie Franca; la seconda è la donazione all’Abbazia di terreni ubicati nel territorio di Sermide da parte del Vescovo di Mantova Eliseo, molto più tarda, circa un secolo dopo, ma antecedente all’intervento di Bonifacio. I Canossa presumibilmente non hanno fondato bensì potenziato l’abbazia già esistente in quanto veniva a costituire una tappa sicura sulla strada per Ferrara e Pomposa nuova area di ampliamento territoriale per il loro casato. Al 1053 risale la donazione all’abbazia di Beatrice, moglie di Bonifacio assassinato nel 1052 a Spineda, alla quale passavano i domini dei Canossa. Il documento della donazione, riportato da G. Freddi e tratto da un’opera del Bacchini 3) informa del dono fatto a Pietro, abate del Monastero di Felonica, della chiesa di Santa Maria di Rodigusula (Bologna) con i beni fondiari ad essa appartenenti.
Matilde, nata nel 1046, già in giovanissima età diviene titolare dei possedimenti dei Canossa ma cambia politica e privilegiando Mantova per la posizione strategica della città, posta sulla direttrice che collega la Germania a Roma; diminuisce di conseguenza l’importanza di quella verso Ferrara/Pomposa e ne risulta dimensionato il ruolo dall’abbazia felonichese a vantaggio del consolidamento del monastero di S. Benedetto in Polirone. 4)
I terreni dell’Abbazia erano situati nel territorio corrispondente approssimativamente all’attuale comune di Felonica, nella zona di Borgofranco e Bonizzo ma anche nel bolognese, come già indicato, e nell’area di Calto e Ficarolo, secondo quanto riportato in un documento del 1573, detto Catasto di Calto, redatto dall’abate di Felonica Claudio Gonzaga.
L’Abbazia di Felonica concedeva la maggior parte delle proprietà a terzi secondo il diritto feudale, con l’impegno di lavorarla e migliorarla (ad laborandum et ameliorandum) dietro corresponsione di un canone annuo che poteva essere in natura, denaro e prestazioni varie chiamate “livelli”, il cui onere più rilevante era perlopiù la decima, ossia la decima parte dei frutti del fondo ottenuti per natura e per agricoltura. 5)
Dalla sua fondazione e fino al quattrocento l’Abbazia venne retta dai monaci Benedettini, volti alla preghiera e alla bonifica delle terre palustri; non è mai stata mai stata un grande centro di potere, come il già citato monastero di San Benedetto, poco lontano, con una capacità ricettiva piuttosto limitata, una piccola comunità di monaci, oltre all’Abate, con condizioni di vita molto elementari, tuttavia ebbe una sua autonomia e un suo ruolo all’interno del sistema monastico sviluppatosi intorno al mille. Con riferimento alla descrizione del sermidese don G. Pecorari 6), che si rifà ad un inventario del 1361, esistevano, oltre alla chiesa con piccolo chiostro, il refettorio, la cucina, altri piccoli vani di servizio, e la sala capitolare probabilmente modesta, luogo di incontro di commendatari, amministratori e massari da indentificare probabilmente nella casa Fini che sorgeva accanto alla parrocchiale, come risulta dal documento fotografico del bombardamento del ’44.
Agli inizi del ‘400 inizia un nuovo periodo in quanto viene ad essa applicato l’istituto della “commenda” secondo il quale era retta da un “abate commendatario esterno” che non viveva in loco ma la “governava” attraverso suoi agenti e procuratori 7) con “l’obbligo del mantenimento di due curati amovibili, che provvedessero sul posto ai bisogni del culto e dei fedeli”8). Molti documenti comprovano gli scontri fra il casato dei Gonzaga e il papato riguardanti la nomina dell’abate commendatario che solo inizialmente fu un abate benedettino. L’abbazia attraversa in questo periodo momenti di degrado e incuria.
Lo scorporo della Chiesa dall’abbazia risale al 1573 quando, sotto il vescovato di Marco Fedeli Gonzaga, il beneficio ecclesiastico di S. Maria Assunta venne eretto in Parrocchia. Questa restava ancora affidata all’abate commendatario in carica che di fatto designava un vicario parrocchiale perpetuo e quindi non più amovibile come in precedenza e che, in quanto tale, ebbe assegnata un’abitazione. La figura del Vicario perpetuo restò per quasi 250 anni fino al novembre 1820 quando fu nominato il primo parroco, Don Luigi Eletti. In quella data la separazione formale tra l’abbazia, praticamente ormai inesistente in quanto confiscata e venduta già trent’anni prima dai francesi, diventa definitiva.
“L’Abbazia cessa di essere tale anche di nome per diventare un’azienda agricola” si presenta come corte abbastanza vasta con fabbricati e case rurali, un “palazzo” situato accanto alla casa canonica descritto nel Catasto Teresiano del 1777 come Casa del Massaro, che doveva servire da abitazione del fattore e luogo di incontro per gli amministratori¸ e da un fabbricato di fine settecento situato sul lato ovest dell’attuale via Roma, nel quale successivamente fu ricavato il Teatro Nuovo. Con il bombardamento del ’44 il fabbricato è praticamente raso al suolo e risulta molto danneggiato il palazzo 9) (visibile in una delle foto e, ci sembra, corrispondente all’edificio poi denominato “casa Fini” dal nome di uno degli ultimi proprietari).10)
Note bibliografiche
1) Ci riferiamo agli storici C. Campana e G. Fasoli ai quali si riferisce G. Freddi in op. citata:
-C. Campana, Arbori delle famiglie le quali hanno signoreggiato con diversi titoli in Mantoua,
….Mantova,1590.
-G. Fasoli, Monasteri Padani in A.A.V.V. Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni Saracene e …..Magiare, Torino, 1966
2) G. Mantovani, Il territorio di Sermide e limitrofi, Bergamo 1887 e G. Freddi, Felonica Notizie
storiche, Mantova 1949
3) G. Freddi, op. cit.- B. Bacchini, Dell’Istoria del Monastero di San Benedetto in Polirone nello Stato di Mantova, Modena, 1696
4) G. Fasoli, op. cit.
5) G. Freddi, op. cit.
6) G. Pecorari, L’Abbazia di S. Maria in Felonica, in La Cittadella, luglio 1980
7) G. Freddi, op. cit.
8) G. Mantovani, op. cit.
9) G. Freddi, op. cit.
10) Per la consultazione di documenti sull’Abbazia felonichese, comprese le mappe del Catasto Teresiano, si fa riferimento all’Archivio di Stato di Mantova