SANTUARIO DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA E DELLA BEATA OSANNA ANDREASI
La chiesa dell'Immacolata Concezione della B.V. Maria
e della Beata Osanna Andreasi nel borgo di Carbonarola
Mappa di Carbonarola con la Chiesa della Beata Osanna-Catasto Teresiano 1777, F. XIII
La chiesa dell'Immacolata Concezione della B.V. Maria e della Beata Osanna Andreasi è un singolare edificio di culto ubicato nell’abitato di Carbonarola, piccolo borgo del territorio orientale mantovano a poca distanza dal più ampio paese di Carbonara di Po.
Incuneata in una profonda ansa formata dal Po, fra la campagna e l’argine maestro del fiume, nella sua unicità architettonica questa chiesa è considerata “uno dei rari esempi di edifici di culto a pianta ellittica del territorio mantovano”. La paternità del progetto è tuttavia ancora tema di dissertazione.1)
La chiesa fu edificata per volontà del vescovo di Casale Monferrato Scipione Agnelli Maffei 2)
per la particolare devozione che egli portava alla Beata Osanna ma anche “a motivo che gli abitanti, essendo troppo lontani (da Carbonara) potessero ascoltar messa e istruirsi nella religione” 3). L’edificio fu eretto a chiesa parrocchiale con il consenso di mons. Masseo Vitali, vescovo di Mantova, nel 1649, anno che coincideva con il bicentenario della nascita della Beata Osanna Andreasi, a cui la chiesa fu dedicata. (Link)
Nel 1764, per volontà del marchese Ottavio Dalla Valle, famiglia subentrata agli Agnelli nel giuspatronato, la struttura architettonica originaria ebbe un cambiamento: “per rendere più ampia e comoda la chiesa stessa” venne infatti allungato lo spazio dietro l’altare Maggiore con la costruzione del coro, ampliamento che prevedeva la sistemazione “più addietro” dello stesso altare maggiore. 4)
L’approccio alla chiesa dell'Immacolata Concezione della B.V. Maria a Carbonarola, come si può capire dall’immagine che la riprende nel suo contesto rurale, è suggestivo e l’isolamento del luogo alimenta un forte senso di intimità spirituale che si percepisce già all’esterno dell’edificio. Avvicinandosi ed entrando nella chiesa questo sentimento cresce al cospetto di una struttura che suggerisce raccoglimento e meditazione oltre a sorprendere per la sua particolarità architettonica.
Facciata della chiesa
La facciata è composta da due ordini architettonici sormontati da un timpano. Il primo ordine è di dimensioni maggiori rispetto al secondo ed è più strutturato: sei paraste, con capitello ionico a decorazione floreale, modulano lo spazio all’interno del quale si trovano altre componenti quali il portale d’ingresso, due nicchie a tutto sesto ad esso laterali e due nicchie rettangolari più esterne. Il secondo ordine, sopra l’importante cornice che separa le due fasce, è più semplice, e presenta tre nicchie geometriche di cui una, quella centrale, leggermente più ampia. Le due volute laterali superiori sono un elemento architettonico che impreziosisce l’aspetto frontale.
La chiesa è a pianta centrale ellittica: la struttura muraria rettangolare esterna racchiude un’aula ovoidale interna e i piccoli vani, risultanti tra l’aula ovoidale e la struttura in cui è iscritta, creano una particolare movimentazione dello spazio interno.
La cupola ellittica, poggiante su una trabeazione a dentelli, sovrasta l’aula ecclesiale ed è illuminata da una lanterna con sei piccole finestre ad arco o “centinate”.
L’ articolazione di questi elementi caratterizza la singolarità architettonica dell’edificio.
La soluzione progettuale con ellissi interna non tangente al perimetro esterno crea più aperture di cui quattro voltate a botte: il vestibolo d’ingresso, la cappella che ospita il presbiterio absidato con l’altare Maggiore e le due cappelle laterali destinate agli altari minori.
Il tutto conferisce una dinamicità accentuata in cui stile seicentesco e sensibilità barocca sono molto leggibili. Ricordiamo, a questo proposito, quanto scrisse Giovan Battista Marino nel 1623 sugli aspetti del Barocco: “la vera regola (cor mio bello) è saper rompere le regole a tempo e luogo accomodandosi al costume corrente ed al gusto del secolo”
Le foto sottostanti permettono di capire l’articolazione degli spazi interni.
Interno della chiesa: presbiterio e altare Maggiore visti dal vestibolo
Veduta del presbiterio absidale e di due vani laterali di risulta
fra lo spazio ovoidale interno e la struttura muraria esterna
Articolazione degli spazi interni
Le cappelle laterali voltate a botte
Immagini della cupola ovoidale e della lanterna
Portale d’ingresso visto dal presbiterio
All’interno del presbiterio troviamo l’altare Maggiore qui posizionato nel 1784 in concomitanza con la costruzione del coro, come sopra detto. Nella sua essenzialità geometrica esso è ingentilito da piccole volute e impreziosito dal tabernacolo.
La pala d’altare alle sue spalle, le “Nozze mistiche della Beata Osanna Andreasi”, opera di suor Orsola Maddalena Caccia (1596-1676) su committenza del Vescovo Scipione Agnelli, completa lo spazio sacro ed àncora la chiesa ad Osanna Andreasi beatificata nel 1510.
Il nuovo altare, successivo a quello tridentino, disposto nello spazio tra navata e presbiterio, è costituito da una mensa di marmo sorretta da quattro colonnine.
L’Altare Maggiore
Tabernacolo dell’Altare Maggiore
Il semplice altare post conciliare con mensa e colonnine in marmo rosso.
Gli altari laterali sono oggi nella posizione dell’antica chiesa ma non più impreziositi dalle Pale artistiche originarie, pur restando la cornice lignea seicentesca di ottima fattura che inquadra la Madonna posta nell’altare di destra.
Nelle cappelle laterali erano collocati, l’uno dirimpetto all’altro, due altri con rispettive Pale: sull’altare di destra, entrando, “una Palla con l’effigie della B.V. del Carmine, di S. Antonio da Padova et altre figure d’Angeli” e su quello di sinistra “una Palla con l’effigie di Santa Cecilia, il Beato Agnello, San Francesco da Paola et altre d’Angeli”. Importanti dipinti ora perduti, forse particolarmente danneggiati dall’inondazione del 1872 (ipotesi di A. Ghirardi op. citata). Alla fine del secolo, nell’inventario del 1° giugno 1882, viene segnalata la scomparsa dei dipinti degli altari laterali mentre rimane il dipinto della pala dell’Altare Maggiore, ora in riproduzione fotografica.
La statua del Sacro cuore sull’altare della cappella di sinistra
La Madonna con cornice lignea seicentesca sull’altare della cappella di destra
L’interno, oltre alla struttura ellittica già indicata, è caratterizzato da pilastri impreziositi da doppie lesene terminanti con capitelli ionici che raffigurano, al centro, volti di angeli.
Come molte altre chiese della provincia di Mantova, anche quella di Carbonarola era presumibilmente in parte decorata. Negli anni Sessanta del secolo scorso però si decise di sbiancare completamente gli interni.
Tutta la superficie calpestabile della chiesa è pavimentata in ceramica con motivi geometrici blu e rosso mentre la zona dell’antico altare tridentino presenta una pavimentazione in marmo rosso.
Una delle lesene con capitello ionico e figura di angelo centrale
L’unica opera di pregio rimasta nella chiesa è la pala d’altare, ossia il quadro “Nozze mistiche della Beata Osanna Andreasi” realizzata da suor Orsola Maddalena Caccia (1596-1676) del convento di Moncalvo nel Monferrato, a quel tempo gonzaghesco, databile al periodo di fondazione della chiesa stessa e commissionato dallo stesso vescovo Scipione Agnelli Maffei. La firma dell’opera sul retro, che indica l’autrice e data il dipinto al 1648, è stata individuata in epoca recente, nel 1906.
Nozze mistiche della Beata Osanna Andreasi,
opera di suor Orsola Maddalena Caccia (1596-1676)
Il “Matrimonio Mistico” è un tema che si ritrova nell’arte di ogni secolo. Nel nostro caso la Beata Osanna “sposa” Gesù Bambino donandosi totalmente alla fede. Osanna riceve l’anello nuziale dal “Suo Sposo” e questo miracolo si fa visione anche del tempo che verrà, proprio perché la Santa di Carbonarola porta sulle spalle la croce del dolore.
Gli angeli e la colomba, testimoni divini dell’avvenimento, fanno da corona contro una luce molto accecante. Il segno di Maddalena Caccia appare intagliato da un diamante ed anche la tonalità complessiva è piuttosto fredda, lontana dal colore spesso caldo dell’età barocca.
L’originale si trova attualmente presso il Museo Diocesano di Mantova.
Particolare della cornice lignea seicentesca, in legno dipinto,
che inquadra la Madonna sull’altare di destra
Nella chiesa è presente, inoltre, una cornice lignea seicentesca di ottima fattura che inquadra la Madonna posta sull’altare di destra. Tale cornice databile all’epoca della fondazione della chiesa e recentemente restaurata mantiene la coloritura originaria rosa e nera a finto marmo.
Nei due angoli superiori della cornice è visibile l’”agnello rampante”, stemma degli Agnelli, un indizio importante per la datazione della cornice stessa.
Altra composizione di un certo rilievo è del Compianto di Cristo morto collocato nel vano a destra dell’altare principale.
Compianto di Cristo morto e particolare della Madonna
Fonte battesimale collocato in una spazialità
fra muratura esterna ed ellissi interna
Pregevole è anche un busto della Beata Osanna Andreasi del XIX sec.
Busto della Beata Osanna Andreasi, polimaterico, XIX sec.
Sono presenti, inoltre, due formelle dedicate alla Beata Osanna Andreasi dello scultore A. Jori
Formelle in terracotta dedicate alla Beata Osanna Andreasi dello scultore Andrea Jori
Il campanile è costruito al di sopra del presbiterio sul lato sinistro della chiesa. Esso non presenta decorazioni.
Veduta laterale della zona absidale della chiesa con l’addizione settecentesca
Particolare della lanterna sopra la cupola
1) In “La chiesa e il borgo di Carbonarola. Ragionando sull’ architettura” di Stefano Savoia. Il saggio fa parte dell’opera
- Angela Ghirardi-Rosanna Golinelli Berto (a cura di), Osanna e Orsola-Arte Storia e fede nel Seicento tra Mantova e il Monferrato, Casandreasi, 2018
Si consiglia la lettura completa del saggio del Savoia per l’analisi particolarmente articolata e approfondita della struttura della chiesa.
2) Scipione Agnelli Maffei fu eletto a vescovo di Casale su proposta del duca Ferdinando Gonzaga il 24 febbraio 1624 e fu consacrato a Roma da papa Urbano VIII” in
-A. Maria Andreoli Marchetti, alcune notizie intorno al comune di Carbonara di Po dalle origini sino agli inizi del sec. XX, Biblioteca comunale di Carbonara di Po, 1982
3) documentazione presso l’Archivio Parrocchiale di Carbonara
4) Angela Ghirardi, Carbonarola 1648-1649: la Beata Osanna dipinta da suor Orsola e gli altari della fondazione in A. Ghirardi-R. Golinelli Berto op.cit.
5) Rodolfo Signorini e Rosanna Golinelli Berto (a cura di), Osanna Andreasi da Mantova 1449-1505. La santità nel quotidiano (catalogo della mostra Mantova, Casa Andreasi e Rotonda di S. Lorenzo), Casandreasi, Mantova, 2005
Nota:
La storia della chiesa parrocchiale di Carbonarola si ritrova in un buon numero di documenti d’archivio (archivio Parrocchiale di Carbonara, Archivio Diocesano e Archivio di Stato di Mantova); per la maggior parte si tratta di “inventari distribuiti in un arco temporale che va dal 1653 al 1891, dalle relazioni di quattro visite pastorali, due seicentesche e due settecentesche oltre ad altri documenti di diversa natura (si veda A. M. Lorenzoni, La verità della storia: i documenti.
(in A. Ghirardi, op. cit.)