Stefano Cavaliere con sano realismo ed uno sguardo fiducioso al futuro ci presenta problemi attuali e possibili sviluppi di una situazione che va evolvendosi verso scenari non facilmente prevedibili.
Spopolamento del territorio, invecchiamento e impoverimento della popolazione, calo dei sacerdoti sono elementi chiave nella definizione di un quadro a tinte apparentemente fosche, eppure la centralità del mistero in cui il cattolicesimo è radicato è fonte di una visione positiva orientata alla proiezione in avanti della nostra Comunità, in considerazione soprattutto della necessità di non chiudersi in se stessa, ma di farsi missionaria, tema caro a papa Francesco, nell'apertura agli altri. Un laicato preparato e disponibile a rimboccarsi le maniche per costruire insieme, per collaborare con i ministri ordinati, per uscire ed incontrare chi ancora è restio ad occuparsi del bene comune, rappresenterà la soluzione ottimale a tutte le situazioni di disagio. Collegialità e corresponsabilità, crescente qualità umana ed evangelica delle nuove proposte pastorali, impegno e sostegno saranno le leve che faranno risollevare le sorti della Chiesa in ambito locale e mondiale.
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Se a ciascuno di noi venisse chiesto di fermarsi qualche minuto ed immaginare al futuro della propria Parrocchia, penso che una buona parte dei pensieri sarebbero influenzati da sentimenti non proprio positivi, come di incertezza, sfiducia, rammarico.
Ciò è comprensibile, poiché alcuni fattori storici e culturali impattano sul nostro pensiero, soprattutto di chi ha vissuto anni in cui le nostre comunità erano apparentemente più vive, favorite anche dal fatto di essere al centro della nostra società e comunità locale.
Tra i fattori possiamo citare, in primis, lo spopolamento di alcuni territori e l’impoverimento ecclesiale di molte Parrocchie, che perdono sempre più la propria autosufficienza, per non parlare della riduzione del numero delle persone praticanti e impegnate nelle comunità; a ciò si aggiunge la riduzione del clero, che costringe la Chiesa a ripensare le modalità di esercizio del ministero. In questo contesto, i cui segni sono più o meno visibili all’interno delle nostre Parrocchie, è fondamentale ricollegarci sempre alle linee guida che la Chiesa ci indica e da cui non possiamo prescindere in quanto cristiani e membra di un solo corpo.
Per Papa Francesco è decisiva la prospettiva di una Chiesa missionaria in uscita, che coinvolge tutti i credenti rendendoli, pur in modo diverso, corresponsabili della missione e che comporta una soggettualità delle diverse Chiese locali. La Chiesa è chiamata ad uscire perché essa è il frutto dell’iniziativa missionaria del Dio misericordioso, il quale è uscito per primo, nei modi in cui ci ha insegnato attraverso il Vangelo. Essere missionario è un compito dell’intera comunità che deve essere evangelizzatrice, attraverso l’ascolto degli altri e con la propria vita, a contatto soprattutto con chi non ha ancora conosciuto Gesù Cristo. Nell’ottica di una Chiesa in uscita missionaria, un’eccessiva centralizzazione è di ostacolo invece che di aiuto. Non possiamo pertanto aspettarci che tutto ci venga calato dall’alto come soluzione ai temi e problemi che le nostre Parrocchie vivono.
L’emergere di un laicato disponibile e competente, disposto ad assumersi nuovi ministeri a vantaggio della comunità, sembrano essere le vere sfide delle nostre Parrocchie del futuro. Come poter associare più realtà per farle camminare insieme, su un territorio più ampio, ma dove la “qualità” umana ed evangelica delle proposte pastorali permetta alle Parrocchie di mantenere viva l’esperienza sinodale, di collegialità e corresponsabilità a cui siamo chiamati, secondo i carismi che abbiamo per mezzo dello Spirito Santo.
Stefano Cavaliere - moderatore del Consiglio dell'unità pastorale