l Report 2020 dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas diocesana – presentato venerdì 12 novembre, in prossimità della 5^ Giornata Mondiale dei Poveri - cerca di raccontare un anno estremamente difficile, che a motivo della pandemia ha visto ampliarsi le diseguaglianze, coinvolgendo in modo particolare le persone che già prima della crisi erano in difficoltà.
Tra febbraio e maggio 2020, con l’esplodere dell’emergenza sanitaria ed i conseguenti provvedimenti per il contenimento del contagio, i servizi della rete della Caritas mantovana sono stati costretti a riorganizzarsi sotto molti aspetti – anche perché forzatamente privi dell’aiuto prezioso delle centinaia di volontari in servizio – ma grazie alla disponibilità del personale dei centri più strutturati sono stati sempre assicurati per tutte le situazioni di emergenza, senza interruzioni. Nel mese di maggio, grazie all’allentamento delle misure di confinamento sociale, è stato possibile un ritorno ai servizi in presenza, con nuovi protocolli di svolgimento compatibili con le indicazioni delle autorità sanitarie. I dati presentati risentono quindi di questa situazione, che ha portato inevitabilmente ad una riduzione dell’accesso ai servizi, e vanno letti ed interpretati alla luce degli eccezionali accadimenti del 2020.
Il report ha come titolo “La speranza si fa strada”. Speranza perché viviamo questo tempo fiduciosi che si possa recuperare la normalità della vita quotidiana. Ma la speranza è anche un elemento imprescindibile dei percorsi di accompagnamento per affiancare le persone più vulnerabili: sapere che qualcuno crede in te è la prima consapevolezza per rimettersi in moto e cercare di recuperare la propria vita. La strada, poi, è il luogo del disagio più estremo, che accoglie chi ha perso tutto, e che spesso viene intercettato dalla rete ecclesiale dei servizi caritativi. “La speranza si fa strada” vuole rimettere al centro la voce di chi abita situazioni di marginalità e consegnare alla comunità civile ed ecclesiale uno strumento per ripensarsi e cercare nuove modalità per approcciarsi alle fragilità.
La situazione che abbiamo vissuto ci impegna a rinnovare il senso della nostra presenza nelle comunità e nel territorio, affinché questa fase di ripartenza non sia semplicemente la riproposizione di un modello sociale che la pandemia ha fortemente messo in crisi. Abbiamo imparato che prenderci cura di noi in modo effettivo ed efficace richiede assumere in pieno la responsabilità della tutela dell’altro. Ciò che è valso a proteggerci dal contagio del virus ci indica anche un modo “sano” di vivere i rapporti sociali. Le conseguenze sociali ed economiche di questa emergenza e le modalità con le quali le società sapranno reagire alle importanti prove che abbiamo di fronte sono la vera sfida che abbiamo davanti.
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