Il tema del prossimo Sinodo è la speranza e non a caso il nostro giornalino di Natale è incentrato quest'anno sulla speranza.
La speranza cristiana è il Bambino che attendiamo e verrà tra noi per infonderci fiducia e forza interiore nel superamento delle difficoltà di ogni giorno, per illuminarci la strada spesso oscurata dal buio della disperazione, per darci coraggio e gioia di vivere, per insegnarci a camminare in ogni direzione sicuri e spediti insieme a lui.
Anche in parrocchia la speranza poggia sul Bambino di Betlemme, piccola, inerme, innocente creatura, espressione e manifestazione luminosa di Dio fattosi uomo per vivere tra gli uomini di cui è follemente innamorato e per i quali desidera soltanto il bene.
Può sembrare strano ma il tema del prossimo Giubileo è la speranza. Dentro un tempo come il nostro, si poteva trattare di tutto, tranne che ci dovessimo prendere il “lusso” di parlare della speranza. Eppure – come scriveva il poeta francese Charles Peguy «È lei, quella piccina, che trascina tutto. Perché la Fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La Carità non ama che quello che è. E lei, lei ama quello che sarà». Stupisce, ma non troppo, che la Chiesa abbia scelto proprio la speranza a fare da sottofondo al grande Giubileo che si sta aprendo. Quella virtù che forse più di tutte siamo chiamati a ri-praticare, per noi stessi, i nostri figli, le nostre comunità. La speranza cristiana non è però l’atteggiamento di chi intende sottrarsi dalla fatica e dai rischi di oggi, non è il romantico rifugio in un domani che è sempre comunque più in là…La speranza cristiana è quel bambino di Betlemme che muove, lungo la storia, milioni di uomini e donne, a cercare di vivere una vita più umana, più inclusiva del mistero che ognuno porta in sé, consapevoli che tutto ci è stato dato come dono e che saremo chiamati a rispondere di cosa ne abbiamo fatto. La speranza cristiana è l’attitudine di chi coltiva la capacità di guardare avanti, e qualche volta, di chi pratica quel pensiero laterale capace di trovare sempre nuove strade, dinnanzi a quelle che ormai sono definitivamente dei vicoli ciechi. Anche nella Chiesa. Anche in parrocchia. La speranza poggia su quel bambino di Betlemme, che contrariamente ad ogni logica di potere, è assolutamente disarmato e sprovvisto di protezioni. La speranza è in un Dio che ama alla follia la sua creatura al punto da diventare, Lui stesso, creatura.
Così questo giornalino di natale lo abbiamo voluto dedicare proprio a lei. La speranza. Abbiamo chiesto ad alcuni amici e amiche di fare qualche esercizio a riguardo. Non tutto ci convincerà o ci troverà d’accordo. Ma di questi “esercizi di speranza”, autenticamente sinodali, ne abbiamo tutti bisogno. E ringraziamo quanti ci provano e ci hanno provato anche nelle pagine che seguono. È così che vorremmo vivere il Natale. Come persone che provano, ancora, a sperare. Sempre. Comunque. Dovunque.
Don Giampaolo, don Gabriele, don Filippo