di Francesco Freddi
La maggior parte delle persone che leggeranno questo articolo si chiederanno “cos’è un diacono?”, “ma cos’è un’ordinazione diaconale?”, o ancora meglio “ma chi èl quel lì?”. Domande più che legittime direi.
Sono passati praticamente sei anni da quando ho deciso di lasciare l’ospedale per entrare in seminario, e oggi siamo arrivati quasi al termine di questo percorso.
Il diaconato è per definizione il primo grado del sacramento dell’ordine, gli altri due sono: presbiterato (al pret) ed episcopato (al vescovo). Se volessimo dirlo in parole povere e in modo riduttivo diremmo che è quasi un prete, ma non è così, è qualcosa di più peculiare.
A voler dirla tutta, ci sarebbe anche da chiarire tra diacono permanente o transeunte, in transizione verso il presbiterato, ma a questo punto potete cercare tranquillamente su wikipedia, altrimenti sforiamo le colonne.
In sostanza: l’ordinazione diaconale è il primo momento ufficiale dove, con il sacramento, si dice il proprio sì al Signore, alla Chiesa e alle comunità dove ci si mette al servizio. È una scelta definitiva, come per chi decide di sposarsi. La celebrazione prevede infatti che si assumano degli impegni, si prendano delle responsabilità particolari e si facciano delle promesse. Insomma, arriva il momento di dire un sì definitivo sulla propria vita.
Diciamo tuttavia che questo “sì” è certamente personale, ma è anche comunitario, ci sono l’accompagnamento e l’appoggio di tantissime persone che camminano insieme a chi dice questo sì.
Mi spiego meglio.
La decisione di entrare in seminario non è stata semplice e non è maturata perché ero scontento o ho avuto qualche esperienza traumatica o qualche delusione. Ho sempre conosciuto tantissime persone che hanno messo davanti alle proprie esigenze quelle degli altri, persone buone, persone capaci di accogliere, capaci di essere luce in qualsiasi contesto, e avendo provato nei miei confronti questa bontà, questa accoglienza, ho deciso di mettermi in cammino e di interrogarmi. Piano piano mi sono dato qualche risposta e mi sono accorto che da solo non sarei mai riuscito a ricambiare tutto ciò, o almeno sarebbe stato uno sforzo molto faticoso che ad un certo punto, finito l’entusiasmo, mi avrebbe fatto tornare al punto di partenza con ancora più domande. Quando mi sono reso conto che tutta quella gratuità e quel bene potevano venire da una persona sola, come minimo dovevo ringraziarla e il modo migliore mi è sembrato dedicargli la vita.
Detta così sembra molto semplice e anche cinematografica come cosa, in realtà è stato un po' più complicato.
Questa ordinazione non è solo una cosa personale, ma riguarda tanta gente: gli amici di una vita che ti sono stati vicini, quelli che non vedi da tanto ma che sai esserci sempre, le persone che hanno condiviso un pezzo di strada con te, i vecchi colleghi che sono una seconda famiglia, tutte quelle persone che per me sono state d’esempio ecc. Il fatto di celebrarla a Sermide non è importante solo per me, perché è casa mia, ma perché è sinonimo di relazioni, di crescita, di una vita che è piena di cose belle, e condividerla qui penso sia un grande dono.
Credo che il Signore si manifesti nelle relazioni, di tutti i tipi, in modi che neanche immaginiamo, e apre sempre tante porte. Non avrei mai pensato di essere ordinato a Sermide, e quando il Vescovo l’ha proposto non mi sembrava vero.
Non ci sono meriti personali di nessuno e non è una cosa che riguarda pochi intimi, ma una comunità intera, anzi diverse comunità che credono nell’importanza delle persone. Spero come diacono di poter restituire anche un briciolo di quello che ho ricevuto, mettendomi al servizio di queste comunità.
Sarebbe bello dire che il 18 aprile alle 17.00 sarà aperta a tutti e tutti potranno partecipare, ma purtroppo, per le normative che conosciamo, i posti saranno limitati. Ci sarà la possibilità di prenotare il biglietto chiamando in canonica a Sermide.
Ne approfitto per ringraziare in anticipo tutte le persone che si stanno impegnando per organizzare l’ordinazione. Grazie a tutti.
Ci vediamo presto, un abbraccio virtuale.