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Vita Comunitaria

"Dio ci vuole corresponsabili"

Il dottor Maurizio Negrelli racconta la sua esperienza al Centro di ascolto della Caritas dell'unità pastorale

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Sono uno degli ultimi arrivati nel gruppo di volontari della Caritas. Al termine del periodo lavorativo mi è sembrato spontaneo ed indispensabile proseguire ad avere relazioni empatiche con altre persone, specie con quelle affette da varie fragilità. Mi piaceva anche l’ idea di non agire da solo, ma di condividere questo percorso con altri volontari con le medesime finalità.
La Caritas è da tempo radicata nel nostro territorio, ma forse non tutti sanno che è stata fondata nel 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito di rinnovamento del Concilio Vaticano II per far crescere nelle persone, nelle famiglie e nelle comunità il senso cristiano di solidarietà. Quindi i suoi compiti sono quelli di promuovere l’animazione della carità e di tradurla in interventi concreti, di indire ed organizzare interventi di emergenza in Italia e all’ estero, di operare la solidarietà verso tutte le genti, di contribuire allo sviluppo umano e sociale dei paesi del Sud del mondo anche attraverso la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, di educare alla pace. Per fare ciò i centri Caritas (solo in Italia abbiamo oltre duecento Caritas diocesane) sono collegati tra loro e dispongono di strumenti pastorali e servizi come i Centri d’ Ascolto, gli Osservatori delle Povertà e delle Risorse, le Caritas parrocchiali ed i centri di accoglienza.    
La Caritas Italiana è un ente confessionale della Conferenza Episcopale Italiana, ma non è necessariamente composta da soli componenti della chiesa cattolica; al suo interno operano infatti anche membri di altre confessioni cristiane e possono parteciparvi uomini di buona volontà che ne condividano gli obiettivi e i metodi.


Il centro Caritas della Riviera del Po è formato da diversi volontari provenienti dalle varie località dell’ Unità Pastorale. Questi essenzialmente operano nel Centro d’ ascolto e nell’ Emporio Alimentare “Il Germoglio” (ubicati nella frazione di Moglia), nell’ Orto S. Anselmo (posto a Malcantone), nel Gruppo Animazione, che ha il compito di “rendere visibili” le varie iniziative. Vi sono poi volontari “tuttofare” che, oltre a quello sopra riportato, si occupano di eseguire trasporti di mobili e merci varie, di risolvere vari problemi tecnici, di rifornirsi agli empori alimentari di riferimento (finora a Verona, ma dal 2022  a Mantova). Inoltre vengono tenuti contatti di stretta e periodica collaborazione con altre realtà assistenziali quali gli assessorati e gli operatori assistenti sociali dei Comuni di Sermide e Felonica e di Borgocarbonara, le altre Caritas del territorio mantovano e la Caritas provinciale, organizzazioni di housing, gruppi privati operanti azioni di solidarietà.

  
L’ obiettivo principale della Caritas non è quello dell’ assistenzialismo fine a sé stesso, quanto quello dell’ “aiutare ad aiutarsi”. Siamo consci di non riuscire a risolvere i problemi delle persone che si rivolgono a noi, tuttavia cerchiamo di ovviare alle varie emergenze come meglio possibile, grazie all’ uso dei fondi messi a disposizione dai donatori e dai Comuni, alla consultazione dei patronati e di altri esperti in campo economico e legale, alla consegna di buoni spesa per negozi convenzionati, all’ offerta di risorse alimentari presenti nell’ emporio (a volte con consegna a domicilio), al pagamento di bollette scadute o di spese farmaceutiche, all’ iscrizione a corsi di avviamento professionale. 
Il punto iniziale di questi percorsi è il Centro d’ Ascolto. Come dice il nome, la prima cosa che il volontario deve fare è “ascoltare”. Non è sempre facile comprendere il discorso della persona che si trova lì, davanti a noi, sia perché a volte vi sono dei vissuti molto lontani dalla nostra quotidianità o comprensione, sia per le barriere linguistiche con gli individui di altre nazioni e lingue, sia per la normale reticenza a confidare a dei quasi estranei le proprie difficoltà (il fatto che ciò avvenga testimonia dell’ estrema necessità di avere un aiuto).

Attualmente al Centro d’ Ascolto partecipano sette volontari, mentre il numero delle persone che si recano periodicamente per essere ascoltate è di circa 40, sia italiane che straniere. Queste, naturalmente, non vengono solo per loro stesse, ma sono portavoce anche della propria realtà familiare. Nel corso del colloquio c’ è anzitutto uno scambio di informazioni sullo stato della situazione economica e sociale, sullo stato o meno di benessere e sulla situazione economica dell’ individuo e della famiglia. Tutti gli afferenti al Centro d’ Ascolto forniscono documenti di identità ed il modulo ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) che traduce in cifre il bisogno economico di quella persona e dei conviventi. Vengono anche firmati un modulo privacy ed una delega perché il volontario possa operare, a nome di quel soggetto, presso patronati od altri uffici preposti all’ assistenza.  
Nel corso di questi mesi di volontariato abbiamo toccato con mano la realtà della povertà. Noi forse pensiamo al povero come ad un individuo con meno risorse economiche, ma col mantenimento della sua cultura e delle sue amicizie ed usanze e ciò ci rende la povertà un problema quasi  accettabile. In realtà la povertà, se non è una scelta di vita, è come una grave malattia; è lo stravolgimento fisico e morale dell’ esistenza di una persona. La povertà non vuole dire solo avere poche risorse economiche, ma anche proprio avere dei debiti e non sapere come pagarli, rischiare fortemente di non avere più luce e riscaldamento, avere un congiunto od un figlio con gravi problemi di salute richiedenti visite specialistiche od assistenza periodica anche in strutture sanitarie fuori dalla nostra zona e non sapere come fare, provare vergogna a frequentare la propria comunità. Per non parlare, poi, di altri tipi di povertà non solo economica, come quella culturale ed esistenziale causanti assenza di iniziativa, indifferenza, apatia, depressione, inadeguata igiene personale, atteggiamenti di arroganza ed aggressività che possono destare sentimenti di antipatia, tendenza ad ingannare. “I poveri li avrete sempre con voi” dice il Vangelo, ma non per questo ci si deve rassegnare a vivere nel proprio comfort cancellando il problema “perché tanto non si può far niente”.

Dio ci ha voluti corresponsabili nel creato e nel divenire delle cose del mondo perché fossimo tutti fratelli e ci aiutassimo gli uni gli altri (“date loro voi stessi da mangiare”). Proviamo, quindi, ad accorgerci che tutti, più o meno, siamo dei poveri e proviamo ad assumere la mentalità della condivisione di beni economici, tempo, disponibilità al fine di mettere in comune le nostre povertà.                                                    

                                                                 

                                  

Diocesi di Mantova