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Vita Comunitaria

Chiesa parrocchiale di Sermide

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PRESENTAZIONE                         

 In appendice: storia della chiesa



La Chiesa Parrocchiale di Sermide, dedicata ai S.S. Pietro e Paolo apostoli, è una costruzione di grande imponenza, edificata su progetto degli architetti Arienti e Brocca sullo stesso luogo in cui esisteva quella precedente crollata nel 1840. I lavori, iniziati nel maggio 1865, anno in cui pose la prima pietra Monsignor Giovanni Corti vescovo di Mantova, si conclusero nel settembre 1871, anno in cui la Parrocchiale fu consacrata “al culto divino mediante i riti solenni della chiesa” dal vescovo monsignor Pietro Rota, con “Messa Pontificale e accompagnamento di Orchestra musicale” seguita dalla Trina Benedizione “nella sera dello stesso giorno dopo i Vespri solenni cantato Il Te Deum e il Tantum Ergo”. (1)



Dai due progetti di facciata qui proposti, quella neoclassica non eseguita e quella attuale neoromanica realizzata, si evince che gli architetti erano perfettamente all’interno della cultura moderna del loro tempo, non solo italiana ma anche europea, in cui classicismo e arte cristiana medioevale erano i modelli che incarnavano la dialettica artistica di buona parte del XIX secolo.

Per il nuovo edificio religioso la scelta della struttura architettonica è quella del modello cristiano del medioevo ossia il romanico e non il gotico come spesso è stato scritto.

Chi visita la chiesa, d’altra parte, capisce immediatamente che l’interpretazione degli architetti Brocca e Arienti non segue in modo filologico le architetture romaniche veneto-lombarde e del centro Italia ma rivede, interpretandoli, molti elementi formali per dare maestosità ad un tempio rivelatosi poi fuori scala per la popolazione sermidese di metà ottocento (si dice che il numero degli abitanti, nella documentazione spedita a Vienna per una sovvenzione, sia passato da 20.000 a 200.000 abitanti).

A conferma del carattere neoromanico della Parrocchiale, riportiamo alcuni esempi dimostrativi:

-la facciata è tripartita, con due finestre sulle navate laterali e un piccolo rosone sopra il portale d’entrata. Le strisce orizzontali della decorazione, sia di facciata sia dell’interno, fanno riferimento alla tradizione toscana; all’interno la fascia verde scura viene sostituita, nella chiesa sermidese, da una fascia color “mattone” chiaro;

-le volte a crociera della navata centrale sono su base sostanzialmente quadrata, e questo è un dato romanico; la chiave di volta è a 21 metri, limite invalicabile per tutte le chiese dei primi 200 anni dopo il mille;

-nelle due pareti della navata centrale troviamo piccole finestre che richiamano il romanico; nel gotico, al contrario, la parete si apre per mezzo del “clair étage “, zona di luce dove vengono poste enormi vetrate colorate;

-inoltre nel progetto originario la balaustra, con tre cancelletti e quattro enormi “ceri”, chiudeva completamente il presbiterio come da antica consuetudine romanica.

UNO SGUARDO D’INSIEME ALLA CHIESA

L’osservazione parte dal sagrato, qui considerato nel suo disegno dopo la ristrutturazione del 1985-‘86. Esso richiama appositamente il quadriportico delle chiese romaniche con, al centro, il fonte battesimale segnato sulla pavimentazione da tessere di marmo celeste-azzurro.

Il sagrato così composto risulta essere uno spazio racchiuso, Piazza della Cattedrale, aperto alla comunità per la quale diventa un luogo privilegiato in occasione dei riti e delle ricorrenze religiose.

La facciata della Parrocchiale è tripartita: al centro si trova un’unica porta d’accesso, sormontata da un rosone, relativamente piccolo, mentre ai lati si trovano due finestre vetrate. Fasce orizzontali bianche si innestano su un tessuto di mattoni rossi, elemento costruttivo di questo edificio di culto.

La Parrocchiale sermidese è una chiesa a tre navate a croce latina. In quella centrale la copertura è a crociera, sostenuta da pilastri a basamento in tufo lavorato, con transetto e tre absidi finali; vi si incontra un ampio presbiterio con ciborio e altare, ora spostato nel transetto, che un tempo era chiuso da una balaustra e da quattro colonne sormontate da un motivo piramidale in ferro battuto. 

Sulla facciata tripartita, con rosone e due finestre sulle navate laterali, si apre il portale principale della “Gerusalemme in terra”. Un secondo accesso, con porta più piccola rispetto a quella sull’asse facciata-altare, è aperto sulla parete destra mentre una piccola porta di servizio si trova in fondo alla chiesa, prima dell’abside della navata laterale sinistra.

La chiesa è lunga 65 m. e larga 27 m.; l’altezza interna è di 21 m. mentre quella esterna di 30 m.

 A metà chiesa, sulla sinistra, si trova il pulpito che si affaccia sulla navata centrale.

La pavimentazione è in marmo rosa di Verona e le pareti, con il restauro del 2014-15 seguito agli eventi sismici del 2012, sono state riportate alle fasce policrome originali che riprendono quelle della faccia.

Molte le vetrate artistiche, di fabbricazione francese; le tre che si trovano nel coro raffigurano la Moltiplicazione dei pani, l’Ascensione e l’Ultima Cena. Nella cappella attigua all’altare si trovano le vetrate con il Crocifisso e i Discepoli di Emmaus. Due vetrate da segnalare sono collocate sulla parete destra ai lati dell’altare di Sant’Antonio da Padova, altre si trovano sulla parete sinistra.

GLI ALTARI

Iniziando la visita da sinistra,  troviamo il Battistero con l’affresco del Battesimo di Cristo; successivamente vi è l’altare che ospita la statua di San Giuseppe con Bambino.  Proseguendo nella navata, si incontra l’altare della Madonna col Bambino e, di seguito, nell’abside che conclude la navata laterale, l’altare del Sacro Cuore.

Procedendo invece da destra troviamo l’altare della Madonna Addolorata, detto anche altare della Devozione. La statua della Beata Vergine Addolorata con il Cristo morto tra le braccia è oggetto di devozione dei sermidesi, invocata in occasione di calamità naturali e, in passato, portata in processione per le vie cittadine. Dopo la Grande Guerra, l’altare fu dedicato anche ai Caduti e sulle lastre di marmo laterali sono in effetti scritti i nomi dei soldati sermidesi deceduti nella prima guerra mondiale. Il gruppo statuario, che in origine si trovava nel Convento dei Padri Serviti nella località sermidese del Bassanello, è stato restaurato nel corso del 2018 da Elga Malagò.

Appena a lato della cappella, in consonanza con la devozione popolare, è collocata la statua riproducente S. Antonio Abate, detto anche popolarmente “Sant’ Antoni dal gugin”.

Segue l'altare di S. Antonio da Padova, arricchito nel 1941 dagli affreschi di Elena Schiavi pittrice sermidese-mantovana.

Nell’abside che conclude la navata laterale destra troviamo la Cappella del Santissimo con l’ Altare ligneo dorato, sicuramente seicentesco, ospitante la statua della Madonna Immacolata, adorno di bassorilievi e di quindici formelle a olio che girano attorno alla nicchia raffigurando i misteri del Rosario.

L’ Altare Maggiore, al centro del presbiterio, è sormontato dal ciborio, anticamente chiuso da una balaustra in pietra di cui resta il lato destro. Prima del Concilio Vaticano II esisteva anche la balaustra verso i fedeli ornata da quattro grandi candelabri in pietra e ferro; attualmente l’altare delle funzioni religiose è al centro del transetto, rivolto verso i fedeli, secondo i dettami del Concilio stesso, con il leggio a sinistra e la càthedra sulla destra.

Dietro l'altare troneggia un maestoso coro con stalli in noce appartenenti al convento dei Padri Domenicani di Modena.

Alla sinistra dell’ Altare Maggiore si trova l’organo: quello attuale è della ditta Bonfatti mentre il primo, inaugurato nel 1885, fu costruito dalla ditta Inzoli di Crema e pagato con il lascito di Don Corradini.

LE OPERE DI PREGIO ARTISTICO

Entrando in chiesa troviamo subito, a sinistra, il battistero con l’affresco del Battesimo di Cristo di Alessandro dal Prato, pittore mantovano del secolo scorso nella cui opera è importante il tema sacro. 

L’ affresco, eseguito su committenza di una famiglia sermidese, risale al 1940.

Prima delle due absidi, sulle pareti delle navate minori troviamo i dipinti a tempera dedicati ai santi protettori di Sermide: a sinistra il dipinto raffigurante S. Pietro con le chiavi del regno e, a destra, quello raffigurante S. Paolo, appoggiato all’elsa della spada, entrambi del pittore sermidese Franco Gavioli (Dida, come veniva chiamato, che la leggenda paesana narra si facesse chiudere nella parrocchiale di notte per poter dipingere indisturbato).

Nella Cappella del Sacro Cuore -che funge anche da sacrestia- in fondo alla navata, si trovano: la bella pala di un altro insigne pittore mantovano, Pietro Fabbri, che raffigura i Sette Padri fondatori dell'Ordine dei Padri Serviti, l'ordine dell'antico convento del Bassanello chiuso alla fine del Settecento, e un olio su tela, di autore sconosciuto ma presumibilmente seicentesco, raffigurante San Sebastiano, da non confondere con l’opera posta nella navata destra.

Tra i dipinti di pregio l’ Assunta di Giuseppe Bazzani, il maggiore artista mantovano del settecento che si formò sui grandi pittori veneti e si ispirò presumibilmente a Rubens per il trattamento della luce e del colore. L’ opera è posta attualmente sopra la porta d’ingresso principale della chiesa.

Procedendo sulla destra, dopo la statua della Madonna Addolorata di recente restauro, sopra l’armadiatura di accesso al campanile ci sono tre quadri di sicuro interesse: un Ecce Homo, una Madonna con Bambino, San Giovannino e Sant’ Antonio. e una seconda Madonna con Bambino e due santi che fanno da corona.

A lato del transetto di destra vi sono invece gli affreschi su tre fasce, relativi alle storie di S. Antonio da Padova, di Elena Schiavi, nata a Mantova ma con forti legami, di tipo terriero in particolare, con Sermide.

In fondo alla navata di destra è opera notevole sul piano artistico l’ Altare ligneo-dorato, sopra citato, dedicato alla Madonna del Rosario ora ospitante la Madonna Immacolata, di autori sconosciuti ma sicuramente seicentesco, di grande valore, presumibilmente appartenente alla chiesa crollata nel 1840.

L' Anta del tabernacolo è opera dello scultore sermidese Roberto Rebecchi.

FOTO DELLE OPERE DI MAGGIOR PREGIO ARTISTICO

Il quadro del “San Sebastiano”

Particolari considerazioni vanno fatte per il dipinto più pregevole della Parrocchiale: il San Sebastiano,

” l’ Apollo cristiano, bello, giovane e, soprattutto, immortale, trafitto dalle frecce della pestilenza”. Il dipinto autentico è custodito presso il Museo Diocesano di Mantova a dimostrazione del suo valore; sopra la porta laterale destra troviamo attualmente una fotografia a grandezza del quadro originale.

L’ occasione dell’esecuzione del dipinto è data dalla peste mantovana del 1478, a proposito della quale il prof. Gaetano Mantovani, nel suo testo “Il territorio sermidese e limitrofi” del 1886, letto il cartiglio del quadro del S. Sebastiano, attualmente non più decifrabile, scrive:

”1483 (2 giugno)- Per devozione a San Sebastiano, affine di essere preservato dalla peste, il popolo Sermidano fa dipingere e collocare nella Chiesa Parrocchiale l’immagine del predetto santo”. (3)

Non ci sono invece riscontri sicuri riguardanti la sua attribuzione.

Il Matthiae, nel suo Inventario degli oggetti d’arte del 1935, dice trattarsi di un pittore veneto di terraferma e che l’opera è stata eseguita verso la fine del quattrocento.(4)

Considerando che l’unità del dipinto è stilisticamente di grande pregio e riconducibile a botteghe di alto livello artistico, questa attribuzione potrebbe contenere molti elementi veritieri che riportiamo:

- Ludovico II Gonzaga chiede a Carlo De Magni, suo legato a Sermide, di procurargli “due carra de calcina di quella bona” che probabilmente il De Magni acquista vicino a Padova sui Colli Euganei; ciò dimostra la consuetudine di commerci fra Sermide e Padova e quindi il pittore dell’opera potrebbe essere padovano;

- l’impianto complessivo dell’immagine del Santo, legato ad un albero in un contesto naturalistico, è molto vicino alla pittura veneta, partendo dalla bottega dello Squarcione e del Mantegna suo migliore allievo;

- nel paesaggio collinare, sulla destra, si possono individuare due castelli di diverse dimensioni: anche questa presenza può essere un elemento di riferimento, suscettibile di approfondimenti, per capire il contesto geografico e consolidare l’ipotesi dell’ attribuzione del Matthiae, traendo la conclusione quindi che il quadro sia effettivamente di pittore veneto di terraferma della zona padovana come ipotizzato dallo famoso storico

IL CAMPANILE

All' esterno, staccato dalla chiesa, si trova il campanile iniziato nel 1794 su progetto dell’arch. Paolo Pozzo. I lavori di scavo iniziarono con il capomastro Giuseppe Occari e l’assistenza di Don Antonio Trazzi e le basi sono quelle  del campanile attuale. Benedette le prime pietre, la costruzione fu interrotta già nel 1795, con l’ ”invasione” napoleonica, e il campanile rimase incompiuto. Dopo alterne vicende, l’opera fu completata solo dopo la seconda guerra mondiale.

Le campane furono cambiate più volte; le ultime cinque sono del 1933, consacrate da Monsignor Menna, Vescovo di Mantova, il 13 giugno dello stesso anno.

Si tratta di un campanile particolare, massiccio e completamente chiuso, se non per la cella campanaria; nell’aspetto complessivo può ricordare un enorme “chiodo” che tiene “ancorata” la chiesa a terra e lascia un’impressione di incompiutezza. (5)

Note bibliografiche

(1) in Avviso Sacro, presso l’Archivio Parrocchiale;

(2) Per la rilevazione del Comune di Sermide e Moglia nel Catasto Teresiano si veda l’opera di Giovanni Freddi, Sermide 1998 - Quindici Secoli di Storia, cap. III, Comune di Sermide, tipografia L. Cabria, Castelmassa (Ro);

(3) Gaetano Mantovani, Il Territorio Sermidese e limitrofi, 1886, Bergamo Stab. Fr. Cattaneo;

(4) G. Matthiae, Inventario degli oggetti d’arte in Italia, VI, Provincia di Mantova, 1935 Roma; 

(5) Per una cronistoria della Parrocchiale di Sermide si vedano: 

 -La Parrocchiale di Sermide, 1986 Tipo-lito “La Commerciale” di Bellini -Cerea (Vr)

 -G. Freddi, op. citata

 -V. Matteucci, Le chiese artistiche del Mantovano, 1902, Tip. Eredi Segna, Mn. 

Appendice

STORIA DELLA PARROCCHIALE DI SERMIDE (1)

La storia iniziale della Chiesa Parrocchiale di Sermide non si avvale di fonti precise per cui la conoscenza del primo periodo è molto frammentaria. Si sa che nel 1339 Gottifredo Spinola, Vescovo di Mantova, conferma a Luigi Gonzaga e successori il possesso del distretto di Sermide: “Curiae et Districtus Sermedi", ma dobbiamo arrivare alla seconda metà del 1400 per poter parlare di consacrazione della Chiesa Parrocchiale.

Notizie più certe si hanno a partire dalla fine del 1700. La costruzione del Campanile inizia il 12 febbraio 1794 con il quadrato per la cava del Campanile sotto la guida del capomastro Giuseppe Occari e l’assistenza di Don Antonio Trazzi su progetto iniziale dell’architetto Paolo Pozzo.

Nel 1797 la Parrocchiale è tinteggiata dal muratore Geremia Baldissara; il 4 aprile viene consegnato l’organo, opera del Montesanti, “costato 100 zecchini”.

Arriviamo al 1801 quando il 25 agosto il muratore Aurelio Baldissara, con i figli, ripara “a spese del popolo e di benestanti del paese, il tetto della chiesa essendosi rifiutata la municipalità, cui sarebbe spettato tale carico, anteriormente al Governo Cisalpino”.

Il 1840 è l’anno fatale del crollo: “per balordaggine di chi aveva creduto di poter senza pericolo levare certe pietre dalle tombe sottostanti ai pilastri” (2).

Solo nel 1865 si gettano le fondamenta della nuova chiesa, su progetto degli architetti Arienti e Brocca, nello stesso luogo in cui esisteva quella precedente, crollata nel 1840.  Ad assumere i lavori è la casa Trezza di Verona . Il 28 maggio 1865 fu l’anno in cui pose la prima pietra Monsignor Giovanni Corti, Vescovo di Mantova. I lavori si conclusero nel 1871 anno in cui, il 1 settembre, la Parrocchiale fu consacrata dal Vescovo Monsignor Pietro Rota, con Messa Pontificale e accompagnamento orchestrale, seguita dalla Trina Benedizione “nella sera dello stesso giorno dopo i Vespri solenni cantato Il Te Deum e il Tantum Ergo”.(3)

Nel 1885 si inaugura il 25 gennaio il nuovo organo costruito dal Cav. Pacifico Inzoli di Crema e pagato con il lascito di Don Ermenegildo Corradini.

Nel 1945, il 21 febbraio, dopo la sesta incursione aerea, una bomba si abbatte sul tetto della  Parrocchiale squarciandone gli interni; il campanile presenta una larga fenditura che dall’orologio sale obliquamente fino alla cella campanaria.

Dopo i restauri post-bellici, inadeguati alle esigenze strutturali cella chiesa, si arriva al grande restauro degli anni 1985-1986 e, successivamente, al massiccio intervento di recupero dopo gli eventi sismici del 2012 che ha riportato la Parrocchiale ad un assetto molto vicino al progetto originario.

I bombardamenti del 1945

“Il dramma dei bombardamenti aerei su Sermide del 1944-’45 è un capitolo del più grande dramma della Seconda guerra mondiale. Nella loro crudezza i dati risultano sconvolgenti”. (4)

La Parrocchiale subisce i danni più gravi il 21 febbraio 1945 con i bombardamenti della sesta incursione aerea. Li descrive dolorosamente Ida Muzio nella sua opera dedicata a Sermide: “La nostra Chiesa, la nostra bella chiesa era gravemente sinistrata. Il bell’altare di Sant’Antonio squarciato fino alle fondamenta, il tetto sconnesso e scoperchiato, le splendide arcate che ne formavano l’ossatura in gran parte crollate; e crollate le volte; i vetri infranti, i soffitti squarciati, il pavimento sconvolto. Il campanile presentava una larga fenditura che dall’orologio saliva obliquamente fino alla cella campanaria e fu miracolo se le cinque grosse campane rimasero al loro posto”. (5)

Più avanti nel tempo Fernando Villani riprende il momento documentandone la drammaticità: ”L’ultimo anno di guerra , il 1945, il centro urbano è teatro della più immane rovina. (-omissis-). Purtroppo il 21 febbraio, i bombardieri ritornano sulla nostra città …. Centinaia di persone- in maggioranza vecchi, donne e bambini si rifugiano nella Parrocchiale. Durante il tragico mercoledì di sangue- ventuno furono le vittime civili- una grossa bomba d’aereo cade sul tetto della chiesa, lo perfora e precipita al suolo fra decine di fedeli sgomenti che si stringono attorno al Parroco, don Guido Lui”. L’ordigno però rotola ai piedi di un confessionale e viene così evitato il peggio in vittime umane e rovina dell’edificio, un “Autentico miracolo”. (6)

Nel 1984, nel numero di giugno-luglio, in occasione del 40° anniversario dei bombardamenti su Sermide, Sermidiana pubblica un importante servizio, corredato dalle fotografie dei bombardamenti, con testo di E. Malavasi, richiamando la cronaca del tempo. (7)

IL RESTAURO DEL 1985-1986

Dopo i lavori di recupero seguiti ai bombardamenti della Parrocchiale durante la 2a Guerra Mondiale, il primo grande restauro è stato quello degli anni 1985-1986 riguardante l’assetto globale dell’edificio: la copertura, gli interni e gli esterni campanile compreso. (8)

Molto importante è stato l’intervento di consolidamento del tetto, compreso il materiale ligneo, rispetto alle ipotesi iniziali che prevedevano soltanto il rivoltamento. I lavori hanno riguardato soprattutto il tetto della navata centrale e, in particolare, il ripristino del piano verticale della capriata dell’abside, seriamente danneggiata dal bombardamento bellico e non ancora riportata alla stabilità dovuta; il tetto delle navate laterali invece non ha richiesto un risanamento incisivo.

Anche le murature presentavano uno stato di forte degrado ed è stato molto intenso il lavoro sulle fessurazioni esistenti particolarmente concentrate negli archi delle navate laterali e nelle murature perimetrali che, soprattutto esternamente, presentavano spostamenti rilevanti. Sono state quindi messe a punto specifiche operazioni di individuazione delle zone fessurate e utilizzati poi speciali strumenti per l’iniezione di adeguate resine. Un altro importante intervento di ristrutturazione ha riguardato le guglie in pietra naturale anch’esse profondamente lesionate.

La riprogettazione del sagrato e il suo valore simbolico

Finito il restauro dell’edificio, si è passati alla riqualificazione del sagrato o Piazza della Cattedrale sia dal punto di vista urbanistico sia da quello simbolico-religioso.

Sul piano urbanistico il progetto ha riguardato sostanzialmente la chiusura della piazza/sagrato alle auto per delimitare lo spazio riservato alle funzioni religiose e all’ “incontro”. Sotto l’aspetto simbolico si è voluto effettuare un ideale completamento in armonia con lo stile romanico della cattedrale stessa: la bordatura e le piante perimetrali riportano al quadriportico degli anni che vanno dal mille al milleduecento; la vasca battesimale, visibile al centro della piazza attraverso tessere a mosaico azzurre, conclude la simbologia del battesimo prima dell’ingresso del fedele non ancora battezzato nella Nuova Gerusalemme.


IL RESTAURO DEL 2014- 2015

Gli eventi sismici del 20-29 maggio 2012, preceduti dalle scosse del 17 luglio 2011, hanno evidenziato molte criticità: in primis la debolezza delle strutture portanti delle volte che, già indebolite dai bombardamento del 1945, sono risultate fessurate in modo consistente; fessurazioni si sono evidenziate anche nelle volte della navata centrale e sulle pareti; diversi e diffusi sono stati anche i distacchi di intonaco. La Parrocchiale è risultata, di conseguenza inagibile e per le funzioni religiose la Caritas ha allestito una tensostruttura di circa trecento posti nel piazzale della Casa del giovane.

Ne è conseguito un consistente progetto di ripristino dopo aver effettuato indagini per analizzare i danni, subiti anche nel tempo, esami di tipo strutturale per progettare poi le opere di ripristino in ordine alla sicurezza dell’edificio ed al suo complessivo consolidamento con i materiali più indicati. Si è poi proceduto con interventi accurati di pulizia per il successivo reintegro dell’antico apparato decorativo e pittorico. Con la collaborazione degli Uffici Diocesani si è inoltre potuto realizzare un nuovo impianto di illuminazione, atto a valorizzare il ripristino complessivo e le opere con maggior valore religioso e artistico.

Il restauro ha permesso la piena agibilità della chiesa nel suo ristabilito apparato decorativo: sabato 24 ottobre 2015, previo un raduno di preghiera serale in P.zza Cattedrale, ha avuto luogo l’evento di riapertura delle porte della Parrocchiale, seguito dal Concerto per soprano e organo con Alice Rognini e Alessio Verzola. Nel corso della serata sono stati altresì illustrati gli interventi eseguiti da parte del direttore dei lavori Arch. Giorgio Gabrieli. Domenica 25 ottobre, alle ore 15, la Solenne Messa presieduta dal Vescovo Mons. Roberto Busti e rito di dedicazione della chiesa. (9)

Note bibliografiche


(1) Per una cronistoria della Parrocchiale di Sermide si vedano: 

-La Parrocchiale di Sermide, 1986 Tipo-lito “La Commerciale” di Bellini -Cerea (Vr);

-G. Freddi, op. citata;

-V. Matteucci, Le chiese artistiche del Mantovano, 1902, Tip. Eredi Segna, Mn;

(2) G. Mantovani, op. citata;

(3) in Avviso sacro, citato;

(4) G. Freddi, op. citata; si vedano le pagine dedicate ai bombardamenti;

(5) Ida Muzio, Sermide (dal 200 a.C.al 1946 d.C.), 1946, Ferrara, Tipografia Sociale;

(6).Fernando Villani, Sermide attraverso i secoli,1966, Officine grafiche “La Rapida”, Mantova;

(7) Sermidiana, 1984 n°luglio-agosto;

 Si veda inoltre la relazione dei Parroci di Sermide e Moglia alla diocesi di Mantova

 in Sermide 1940-1945-un paese in guerra, 2005, Sermidiana edizioni;

(8) sul restauro degli anni 1985-’86 si veda La Parrocchiale di Sermide, op. citata;

(9) Per i danni degli eventi sismici ed il restauro successivo della Parrocchiale si vedano

 il n° luglio-agosto 2012 di Sermidiana e il n° ottobre 2015.

Fonti grafiche e fotografiche:

Archivio Parrocchiale

Archivio Enrico Bresciani


A cura di Lidia Tralli e Enrico Bresciani

 


Diocesi di Mantova